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Intervista a Robert Zoller (7° parte)

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Messaggio  Amministratore Dom 19 Apr - 16:27

Seeley vs. Zoller: le accuse
Nell’ottobre di quell'anno l'AKC mi notificò che la sig.ra Seeley mi aveva accusato formalmente di avere di proposito incrociato cani di razza mista e di averli presentati come pura razza Alaskan Malamute. Se avessi desiderato negare queste accuse, avrei potuto presentare i miei argomenti ad un formale processo nella sede centrale dell'AKC nella città di New York. In allegato c'erano le fotocopie delle lettere che la sig.ra Seeley aveva sottoposto come "prova".
C'erano un paio di lettere di un uomo chiamato R. Gibson Perry, un dottore in pensione, che stabilivano che nel 1936 aveva acquistato certi cani da Milton Seeley. Altre lettere dicevano che Brud Gardner aveva ottenuto dei cuccioli dal Dott. Perry e successivamente ne aveva fatto nascere uno chiamato "Alaska" e venduto uno dei suoi cuccioli femmina chiamato "Sitka" a Dick Hinman. Quindi Hinman aveva accoppiato Sitka con Irwin's Gemo, producendo un cane che sarebbe stato il padre del mio "Kayak of Brookside".
Immediatamente compresi, è ovvio, che gli stessi cani erano antenati di Spawn's Alaska - e perciò, chiaramente, di Geronimo, Takoma, Cherokee, Sioux, Eagle, Echako, Machook, ecc. ecc. Perfino "Bear" dei Dawson e Banshee e Aabara di Pearson (vincitori di National Specialty) erano coinvolti. In breve, la maggior parte dei vincitori di National Specialty da diversi anni e virtualmente tutti i Top Dog di quell'epoca!
Quindi le prove di Seeley sembravano essere basate totalmente su questo: i nostri cani e molti altri risalivano a uno o più cani che i Seeley avevano posseduto circa venti anni prima - e lei ora sosteneva che non erano Malamute puri.
Continuai a scorrere il materiale che l'AKC mi aveva spedito, cercando la sua prova. Non riuscii a trovarne nessuna. Scrissi all'AKC dicendo che probabilmente avevano dimenticato di spedirmi tutto quello che avevano progettato di mandarmi. Risposero dicendo di no. Quello era tutto.
Era duro per me credere che l'intero caso si riduceva a questo: Eva Seeley diceva che gli antenati dei miei cani non erano Malamute. Tutto quello che dovevo fare era provare il contrario.
Domanda: in questa fase iniziale dello sviluppo della razza, come potevo farlo?
Considerato che tutti i Malamute nel 1936 - incluso i suoi – erano usciti dall’”anonimato” solo da una generazione o due, non potevamo provare che gli antenati dei nostri cani erano puri Malamute, come neanche lei poteva in alcun modo provare nulla sui suoi cani. Secondo l'AKC, ogni Malamute era un "cane eschimese" prima del 1935!
Nei miei appunti di difesa – non esattamente degli “appunti”, erano una specie di manuale – affrontai l’argomento sotto vari aspetti. Sottolineai che la Sig.a Seeley non aveva nessuna prova per sostenere l'accusa, che l’intero caso era basato solamente sulle sue affermazioni che i miei cani non erano Malamute. Affermai che Eva Seeley era famosa in tutto il mondo dei Malamute per etichettare ogni Malamute non di sua proprietà come incrocio o cane eschimese e che faceva così da molti anni e che più nessuno le credeva o la prendeva sul serio.
Richiamai anche l'attenzione sul fatto che aveva ripudiato i propri cani Kotzebue - Toro e gli altri che erano sfuggiti al suo controllo. Questa costante condotta d’azione, dissi io, avrebbe dovuto dimostrare che le sue affermazioni non avevano validità.
Comunque una cosa mi aveva preoccupato; cioè l'origine unica della nostra razza a quei tempi – solo da poco uscita dall'artico, così vicina all'"ignoto". Sapevo che i giudici del tribunale non conoscevano nulla dei Malamute e così potevano totalmente errare nel loro verdetto non comprendendo quanto era diversa la nostra razza dalla maggior parte delle altre. Quindi scrissi una storia abbastanza lunga della nostra razza. E per collocare le accuse di Seeley in una giusta prospettiva, presentai un adeguato resoconto dei suoi tentativi di eliminare la competizione revisionando lo standard, di controllare il club, di screditare tutti i cani non di sua proprietà.
Enfatizzai che questo caso non era affatto soltanto una questione di "Seeley vs. Zoller", ma piuttosto un tentativo di distruggere il lavoro di anni di circa settanta membri del nostro club (la vasta maggioranza in quel periodo) incluse anche otto delle nove persone del nostro consiglio di amministrazione. Feci notare che i quattordici "anni di Seeley" avevano prodotto due campioni AKC nella nostra razza, mentre i seguenti cinque anni ne avevano prodotti 61 - la maggior parte dei quali adesso lei stava tentando di screditare e rendere inutili per tutti i futuri programmi d'allevamento.
Sottolineai addirittura che le accuse di Seeley facevano sembrare lo stesso AKC alquanto sciocco: inclusi un elenco di 46 giudici autorizzati AKC - tutti considerati tra i migliori di quei tempi - che avevano giudicato questi "cani eschimesi o bastardi artici" come i migliori Alaskan Malamute del nostro paese. Se non erano capaci di riconoscere una pura razza da un incrocio, evidentemente erano degli incompetenti e le loro licenze dovevano essere revocate. Questo caso, suggerii, doveva essere rinominato "Seeley vs. tutti, incluso l’AKC!"
Raccontai anche l'intera storia del caso Irwin's Gemo-John B. Roth come un'indicazione di cosa Seeley era pronta a fare per raggiungere i suoi scopi. Sottoposi le copie delle lettere di Irwin, Hinman, Brud Gardner e la sig.ra Wilton per mostrare che ognuno, in quella catena, aveva comprato, posseduto, allevato e venduto questi cani e la loro progenie come pura razza Malamute.
Quasi tutti. Un anello mancava: il dott. Gibson Perry. Questo mi preoccupò non poco: non conoscevo quest'uomo, ma avevo sentito la sig.ra Seeley citarlo ed elogiarlo in molte occasioni. Pensai che fosse un parente o un amico stretto di famiglia e come tale disposto a firmare qualsiasi cosa per cavarla d’impaccio.
Non avevo altre alternative che scoprirlo. Sapevo che era in pensione e viveva nei boschi al confine del Vermont con il Canada. Jim Lynn si offrì di accompagnarmi là, un viaggio lungo. Dopo due giorni di guida veloce, arrivammo a metà pomeriggio. Era novembre. Freddo. Ricordo che il cielo era grigio scuro. Stava cominciando a nevicare.
Non avevamo idea di cosa ci aspettava. Quando il vecchio dottore ci avrebbe chiesto chi eravamo e perché eravamo venuti, forse ci avrebbe buttato fuori. Di sicuro quello era il momento in cui mi sarei giocato il tutto per tutto.
Venne alla porta del suo chalet. Era davvero un uomo vecchio, sugli ottanta scoprii. Non vedeva troppo bene ma era, mi accorsi subito, una persona rispettabile e assolutamente capace di ragionare.
"Dott. Perry?", chiesi. Lui disse "sì". Dissi: "sono venuto a parlarle di Eva Seeley". Alzò la mano per interrompermi. Prese un fiammifero e accese la pipa. Dopo un momento o due - senza conoscere niente di me, o perché ero là - diede volontariamente la sua opinione di Eva Seeley.
In tutto questo resoconto degli anni critici della nostra razza, nell'interesse dell'accuratezza e prospettiva storica, sono stato del tutto franco - forse più di quanto ad alcuni lettori può sembrare necessario. Ma esiste ancora così tanta disinformazione che deve essere corretta e l’ho fatto con molta più carità di quanta ne abbia mai ricevuta da Eva Seeley o da uno qualsiasi dei suoi amici. Tuttavia, non posso forzarmi a raccontare quello che il dott. Perry disse, anche se le parole esatte sono incise nella mia memoria per sempre!
In quel momento seppi per certo che se avessimo perso il nostro caso all'AKC, non sarebbe stato a causa del dott. Gibson Perry.
Una delle cose pubblicabili che disse della sig.ra Seeley fu che l’aveva fatto diventare matto. Infastidendolo sempre per "firmare questa o quella cosa". Discutemmo per un certo tempo. Più di un'ora. Quando andammo via ci diede una lettera che diceva:
"A chi di dovere: I cani che acquistai da Milton Seeley nel 1936 furono presentati da lui come Alaskan Malamute e furono riconosciuti da me come tali.
I cani che feci accoppiare per produrre il cucciolo che vendetti a Vernon (Brud) Gardner erano di pura razza Alaskan Malamute.
Non ho mai avuto ragione di sospettare che quei cani fossero incroci o di qualche altra razza.
Ho posseduto altri cani da slitta, ma quanto scritto sopra riguarda i cani in questione; quelli che acquistati da Milton Seeley nel 1936. Io non ho mai detto ad Eva Seeley, o chiunque altro, nulla di diverso".
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