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Intervista a Robert Zoller (3° parte)

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Messaggio  Amministratore Dom 19 Apr - 16:23

Salto in avanti?
A questo punto una parentesi; ricorderai che il Presidente Nixon spesso diceva, "ora mi permetta di chiarire bene una cosa". Adesso io ho bisogno di fare questo, perché capisco bene che quello che sto dicendo suona come un elogio per Husky-Pak. Ti assicuro che non è il mio scopo. Il mio precedente racconto delle varie statistiche è essenziale per provare oltre ogni dubbio che fondamentali miglioramenti della razza Alaskan Malamute avevano avuto luogo in quel periodo. Potresti chiamarlo un "salto in avanti".
Sono convinto che le statistiche provano questo punto di vista perché sono schiaccianti. Questo è il punto numero uno.
Il punto numero due, ugualmente importante, è che a causa di questo ovvio avanzamento, ci furono azioni immediate volte a screditare tutti i cani coinvolti; distruggere totalmente questo notevole progresso e far tornare la nostra razza alla situazione un po’ spiacevole in cui era soltanto alcuni anni prima.
Descriverò questi eventi in modo abbastanza dettagliato, ma prima farò delle osservazioni su alcuni cani importanti di quei tempi.
Ad eccezione di Moosecat M'Loot, il padre della nostra Mikya, posseduto da Cecil Allen di Fayetteville, Tenn. e che penso non fu mai mostrato, il miglior M'Loot puro di quei giorni fu Ch. Mulpus Brook's Master Otter, posseduto e ampiamente messo in mostra da Jean Lane (un tempo Massaglia e più tardi Briar). Questo cane fu il primo a piazzarsi al raggruppamento ed aiutò a pubblicizzare la nostra razza. Ma fu sconfitto da Toro e ripetutamente da Ch. Spawn's Alaska. Alaska fu un grande vincitore: due volte migliore di razza a Westminster, fino a quando Geronimo e Takoma (Apache Chief ed Arctic Storm) non arrivarono e dominarono nella razza. Geronimo fu il primo "Cane dell'Anno" dell'AMCA. Fu un cane tremendamente popolare, così potente, regale, impressionante e tuttavia gentile e socievole. Io sospetto che abbia fatto molto più di qualsiasi altro cane per richiamare l'attenzione sulla razza Alaskan Malamute ai tempi in cui quando eravamo relativamente ignoti.
Master Otter generò un notevole vincitore, posseduto da Bill e Lois Dawson, Ch. Mulpus Brook's The Bear. Bear fu migliore di razza alla National Specialty del 1954 e il primo vincitore di un raggruppamento (BOG). Ricevette i geni tipici della “terza linea” da sua madre e fu un Malamute migliore di suo padre.
Il miglior Kotzebue che avevo mai visto fu, chiaramente, Toro. Ed io sospetto che sua figlia Kelerak sia stata la migliore femmina Kotzebue; questa opinione è suffragata dai risultati delle esposizioni. Fui molto fortunato a scoprire questi due cani ed apprezzare le loro virtù e durante il corso degli anni, ho apprezzato profondamente la generosità e il senso sportivo di Earl e Natalie Norris, che furono disposti a dividerli con noi.
Tutto sommato, Kotzebue ed M'Loot diedero un importante contributo per la nostra razza e la "terza linea" e l'incrocio delle tre linee realizzato da noi pionieri negli anni '50 aggiunse qualità significative e finì per migliorare la nostra razza per innumerevoli generazioni a venire.
Janet Edmonds, una signora inglese che ricercò "le origini del Malamute di oggi" e pubblicò le sue scoperte nel 1979, racconta una storia molto simile a quella che sto raccontando adesso io, anche se meno dettagliatamente. Non colse un punto importante, il ruolo dei cani della "terza linea", ma io la perdono perché scrisse:
"Trovai interessante che quando i tipi furono assennatamente ibridati, il risultato fu di Malamute maggiormente vicini al tipo originale prima della corsa all'oro. I classici esempi furono i cani Husky-Pak negli anni '50".

Eva B. Seeley, un avversario formidabile
Il programma d'allevamento descritto fu uno sviluppo significativo, ma ce ne furono altri in quegli anni critici: prima le lunghe battaglie per correggere (o chiarire) lo standard, poi la battaglia per il controllo del Club. Questi grandi conflitti accaddero più o meno nello stesso periodo, con Eva Seeley che fu il maggiore sostenitore dello Status Quo ed il sottoscritto che guidava le nuove reclute che credevano che lo Status Quo fosse intollerabile e dovesse essere cambiato.
Per me, lo Status Quo significava il dominio totale della razza e del Club da parte della sig.ra Seeley e, finché continuava, la nostra razza sarebbe rimasta paralizzata e non sarebbe andata da nessuna parte.
Nei miei contatti iniziali con la sig.ra Seeley e altri proprietari del New England, l'idea di una guerra aperta non sfiorò mai la mia mente. Ero sicuro che la collaborazione e la negoziazione avrebbero potuto risolvere i problemi e far progredire la razza ed il Club. Avevo torto. Alla sig.ra Seeley piacevano le cose come stavano ed intendeva mantenerle così, e basta.
Fu davvero un avversario formidabile. Alta meno di cinque piedi e forse 90 libbre - il suo soprannome era "Short" - lottava però come una tigre quando era contrariata. Sfortunatamente, sembrava che io l'avessi contrariata fin dall’inizio e ripetutamente. Tutto ciò che riguardava i Malamute presto diventò una questione di Seeley contro Zoller.
Davvero non volevo combattere con lei. Pensavo che lei fosse una specie di leggenda per la nostra razza ed io ero l’ultimo sbarbatello arrivato. Ma avevo una cosa a mio favore: avevo imparato fin da piccolo che non bisogna credere a tutto ciò che leggiamo o che ci viene detto. Essere scettici, scoprire le cose da soli è un valore. Già nella mia vita avevo incontrato molte "celebrità" e non ero mai stato troppo entusiasmato da nessuna di loro. Avevo imparato che siamo tutti umani, con i nostri pregi e difetti. Nessuno è perfetto; è solo che alcuni sono più fortunati di altri. E' giusto dare credito ed onorare chi merita di essere onorato. Ma “il culto degli eroi” non è cosa per me, né mai lo sarà.
Quindi fui un po' scettico fin dall'inizio e sono sicuro che Eva Seeley lo percepì. Diversamente da molti altri neofiti della nostra razza, io non diventai un suo "discepolo" e non credetti a tutto quello che diceva, semplicemente perché lo diceva lei, specialmente quando scoprii che quello che diceva non sempre aveva molto senso.
Tuttavia, sapevo che Seeley era una pioniera ed era stata fianco a fianco di persone come Arthur Walden, Leonhard Seppala, Scotty Allen e l'Ammiraglio Byrd. Aveva l'allevamento Chinook ed era conosciuta bene dalla maggior parte dei cultori dello sleddog ed apparentemente da alcune persone dell'American Kennel Club. Quindi inizialmente ero disposto a darle il beneficio del dubbio. Più che parlare, diedi molto ascolto. Ma finii con non credere molto a ciò che mi raccontavano.
Provai fastidio quando i pezzi del puzzle cominciarono a comporsi. Lei aveva un virtuale monopolio sulle registrazioni AKC dell'Alaskan Malamute e non aveva intenzione di perderlo. Secondo il “libro dei misteri” di Seeley, non c'erano più di trenta Malamute registrati nel 1947! Lei era proprietaria di un buon numero di quei trenta ed il resto era posseduto da amici intimi oppure era stato venduto con accordi scritti che nessuna cucciolata poteva essere fatta senza la sua approvazione e inoltre solamente con un maschio scelto da lei!
Poter comprare una cagna o un cane e non poterlo accoppiare era una novità per me. Ma bisogna ammettere che è un bel modo di proteggere un monopolio.
Tutto questo non fu troppo sorprendente in vista di due scoperte successive. Quando l'AKC riaprì le registrazioni per la nostra razza (basandosi sugli stessi requisiti che erano stati usati per i cani Chinook, con in più una prova di qualità richiesta ad ogni candidato che doveva essere esposto fino al raggiungimento dei 10 punti validi per il campionato) Eva Seeley dichiarò immediatamente che i Malamute non derivanti dai suoi Kotzebue erano semplicemente "Cani Eschimesi, non Malamute!"
Fu un vero colpo per i nuovi proprietari di quel tempo. Accadeva che costoro si avvicinassero alla leggendaria Short Seeley ad un’esposizione di cani, oppure affrontassero il viaggio fino a casa sua nel cuore del New Hampshire per avere un parere sul loro nuovo cucciolo di Malamute e si sentissero dire che il loro orgoglio e gioia non era un Alaskan Malamute e probabilmente neppure un cucciolo di razza pura!
Io ho visto persone distrutte da questa esperienza. Ma col tempo la voce cominciò a circolare. Dato che la cosa era successa quasi a tutti prima o poi - anche a chi stava ottenendo con i suoi cani i migliori di razza alle esposizioni (o si piazzava ai raggruppamenti con giudici autorizzati dell'AKC) - cominciammo tutti a considerarla come un brutto scherzo. Non contavi nulla nella nostra razza finché Eva Seeley non avesse etichettato i tuoi cani come "Eschimesi". Il problema era solo che "Seeley è Seeley"..
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Utente Wheel Dog

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