Intervista a Robert Zoller (8° parte)
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Intervista a Robert Zoller (8° parte)
Il processo
Ci furono molti ritardi, proroghe e sostituzioni nella composizione del consiglio di giudizio, così l’udienza non ebbe luogo fino al giugno del 1956. Jim Lynn venne con me. Era il nostro delegato AMCA all'AKC e mi accompagnò come testimone delle dichiarazioni di Brud Gardner e del dott. Perry nel caso in cui fosse stato necessario. C'erano anche mia moglie Laura e Connie Lynn, ma solo per accompagnarci durante il viaggio.
Arrivammo agli uffici dell'AKC a Manhattan prima degli altri. Nessuno ci conosceva, ma dicemmo alla reception chi eravamo e ci chiesero di accomodarci in sala d'attesa. Persone che non conoscevamo entravano ed uscivano e nessuno ci parlò o ci prestò attenzione.
L'AKC mi aveva detto che in genere si assume un avvocato per casi come questo, ma io pensavo di difendermi da solo. Inoltre, (con le scuse a qualsiasi avvocato che leggerà questo) i soldi che risparmiavo mi avrebbero permesso un bel viaggio in Europa più tardi. O una macchina nuova. Un giorno o l'altro (forse).
Poi entrarono molte persone nella sala d'attesa, tutte nello stesso momento. Una mezza dozzina o più di signori ben vestiti e dall’aria distinta, che potevano avere cinquanta o sessant’anni, ovviamente avvocati, probabilmente membri della giuria, ed alcuni ufficiali dell'AKC. Eva Seeley era con loro ed io riconobbi il sig. Tiffin di Boston, l'avvocato di Seeley. Presidente del Great Dane Club Of America e precedente ufficiale dell'AKC, era ben conosciuto e stringeva le mani di tutti. Per la verità, tutti ridevano, si salutavano stringendosi la mano, si davano pacche sulle spalle come vecchi amici ritrovati o membri di una confraternita. Seeley era nel bel mezzo delle festività, trattata come in una riunione di famiglia e lei era una della famiglia!
Jim Lynn mi guardò e alzò le spalle, con un'espressione che diceva "non si può sempre vincere". Mi sentii male. Se mai avevo visto un mazzo di carte truccato, eccolo, era quello. Mi venne in mente che forse avevo perso il caso ancor prima di cominciare.
Comunque, il consiglio di giudizio si rivelò cortese e, di lì a poco, equo. Seeley presentò il suo caso per prima. Portò John Hofft come testimone e costui disse molte bugie su di me. Questo davvero mi ferì, poiché una volta era mio cliente e gli avevo fatto molti favori durante il corso degli anni. Non potevo credere a ciò che sentivo. Ma dato che continuava a muovermi rimproveri, cominciai a comprendere che era talmente cattivo e bugiardo che probabilmente avrebbe danneggiato più loro che me.
Quando arrivò il mio turno, credo che riuscii a screditarlo completamente. Citai alcuni suoi gravi difetti di carattere, che conoscevo, e presentai le lettere della sig.ra Irwin e la ridicola lettera di John B. Roth. Hofft, negò di averla scritta, naturalmente, ed io dissi alla giuria che la cosa era così evidente che qualsiasi esperto calligrafo - anche uno mediocre - avrebbe potuto identificare facilmente la calligrafia di Hofft. Chiesi con insistenza che si facesse questa verifica se il consiglio aveva dubbi su chi stava mentendo e chi stava dicendo la verità.
Accusai Seeley di aver corrotto John Hofft e non ci fu una vera reazione a questo, né da parte di Seeley né del suo avvocato. Cambiarono solo argomento.
Una cosa mi sorprese: Seeley ed il suo avvocato presentarono argomenti al processo che non erano inclusi nelle loro accuse iniziali! Pensai che ciò fosse illegale. Senza preavviso, introdussero Irwin's Gemo nel caso.
Non lo avevano menzionato nelle loro accuse iniziali, evidentemente perché Dave Irwin aveva rifiutato di firmare le loro dichiarazioni. Ma adesso affermarono che Gemo non era un puro Malamute perché era stato mostrato come cane eschimese nel 1934! Le loro accuse non erano supportate da alcuna prova o informazione di alcun genere o riferimento al quando, al dove o ad altro!
Questo mi colse di sorpresa. Ma poi mi balenò in mente che Gemo non era ancora nato nel 1934!! Lo dissi e poi dissi anche che non avrebbe fatto comunque differenza, perché tutti i Malamute erano "cani eschimesi" secondo la definizione dell'AKC finché non furono riconosciuti come una razza separata; cosa che non accadde fino al 1935 – almeno un anno più tardi di quando l'esposizione citata ebbe luogo!
E poi dichiarai con gran decisione che avrei potuto provare che Gemo era stato mostrato come Alaskan Malamute a Westminster K.C. in Madison Square Garden nel 1941 e di nuovo nel 1942, dopo che l'AKC aveva riconosciuto i nostri Malamute come una razza distinta e separata dall'eschimese.
Presentare un’accusa così disinvolta, senza la benché minima prova per sostenerla, era, mi spiace dirlo, il tipico comportamento di Eva Seeley. Ma non potevo immaginare che il suo "grande" avvocato di Boston facesse una cosa tanto stupida. Quando accadde, cominciai a sentirmi molto più a mio agio ad occuparmi del mio caso senza rappresentante legale.
L'altra nuova "prova" presentata senza preavviso era un'asserzione di Paul Voelker che potenzialmente danneggiava la mia difesa e tutti i proprietari di cani M'Loot (ed erano tanti). A quanto pare, dopo aver fallito cercando di intimorire Dave Irwin, Hofft era andato in Arizona dove Voelker a quel tempo viveva e aveva provato a fare la stessa cosa con lui. Non avevo alcun modo di sapere se le asserzioni di Voelker presentate come prova erano false o autentiche e lo dissi. Dissi anche che, da molti anni di corrispondenza con Voelker, avevo capito che era una persona non totalmente affidabile e anche una specie di egotista che considerava chiunque altro nella razza come un “ritardato” o un "impostore". Tutto intento ad interpretare il ruolo del maestro, con tutti gli altri come devoti discepoli. Avevo sue lettere dove chiamava i suoi migliori clienti - gli Schmitt e Jean Lane - persone stupide che rifiutavano di seguire i suoi insegnamenti e che avevano rovinato i cani che aveva venduto loro.
Dato che Voelker era ormai totalmente fuori dal giro e penso geloso di quanto fosse avanzata la razza rispetto a dove l’aveva condotta lui, era possibile che avesse deciso di ripudiare i suoi cani M'Loot per rifarsi di torti immaginari.
Possibile, dissi al processo, ma non probabile. Era facile provare che per tutti gli anni in cui si era occupato di cani, aveva presentato costantemente i suoi cani non solo come puri Malamute, ma di gran lunga i migliori Malamute sul pianeta terra! Ci voleva ben altro che le dichiarazione di Seeley e Hofft per convincermi che i documenti presentati contro i cani M'Loot avevano più validità del resto delle loro argomentazioni.
Infine arrivarono alla questione dei cani di Perry ed io pensai che questa era la parte più ardua del caso di Seeley. Proprio mentre stavo cominciando a sentirmi in una botte di ferro, il suo avvocato sbattè sul tavolo un documento del dott. Perry sui cani comprati da Milton Seeley nel 1936 - con inclusa l'asserzione "questi cani non di razza pura"!
Ammutolii. Cosa diavolo stava accadendo qui? Tutto quello che avrei potuto fare, chiaramente, era presentare la mia lettera firmata dal dott. Perry che affermava con sicurezza che i cani erano Alaskan Malamute. Chiamai Jim Lynn come testimone per raccontare la storia della nostra visita al campo del dott. Perry ed attestare la validità del mio documento.
Poi dissi alla giuria che io non sapevo spiegare la contraddittorietà dei documenti ma non sarebbe stato difficile contattare il dott. Perry e scoprire da lui chi di noi aveva presentato i veri fatti ed insistei che questo avvenisse.
A questo punto, il sig. Tiffin cominciò a parlare a bassa voce con la sig.ra Seeley e dopo un istante o due (con una certa pena, pensai) spiegò alla giuria che la sig.ra Seeley aveva di persona aggiunto a macchina le parole "questi cani non di pura razza" sopra alla firma del dott. Perry, dopo che egli ebbe firmato!
(Ti avevo detto all’inizio di questa storia che alcune delle cose accadute in quei giorni erano davvero incredibili. Non so cosa ha conservato l'AKC nei suoi registri di questo processo o quanto ciò che ha conservato sia particolareggiato. Ma se esiste ancora una trascrizione completa ed è disponibile, dimostrerà l’assoluta precisione di questo resoconto).
Non posso ricordare ogni dettaglio, ma so che al processo era saltato fuori un altro documento firmato dal dott. Perry, che includeva le parole "non di pura razza". Subito dopo la fine del dibattimento, Jim Lynn guidò dal Canada fino al Vermont per vedere se il dott. Perry poteva spiegare come fosse accaduto. Il dott. Perry era via per una battuta di caccia, ma sua nipote ricordava. "Proprio mentre stava per uscire", disse a Jim Lynn, "la sig.ra Seeley capitò qui con delle carte da fargli firmare. Lui rifiutò e lei gli disse che non era altro che una dichiarazione di aver comprato dei cani dai Seeley una volta. Lui non aveva gli occhiali, così accettò la sua parola e firmò. Poi le chiese di andarsene perché aveva fretta".
La nipote disse che avrebbe riferito l'accaduto al dott. Perry al suo ritorno. Disse che si sarebbe molto arrabbiato e che sicuramente sarebbe andato di persona all'AKC per dare la sua opinione sulla Sig.a Seeley se fosse stato necessario.
Anche se il processo era finito, le motivazioni della sentenza non sarebbero state annunciate immediatamente. Quindi spedii queste nuove informazioni all'AKC per precauzione. Sapevo che il futuro dell’intera razza era in gioco, così non avrei lasciato nulla di intentato!
Ci furono molti ritardi, proroghe e sostituzioni nella composizione del consiglio di giudizio, così l’udienza non ebbe luogo fino al giugno del 1956. Jim Lynn venne con me. Era il nostro delegato AMCA all'AKC e mi accompagnò come testimone delle dichiarazioni di Brud Gardner e del dott. Perry nel caso in cui fosse stato necessario. C'erano anche mia moglie Laura e Connie Lynn, ma solo per accompagnarci durante il viaggio.
Arrivammo agli uffici dell'AKC a Manhattan prima degli altri. Nessuno ci conosceva, ma dicemmo alla reception chi eravamo e ci chiesero di accomodarci in sala d'attesa. Persone che non conoscevamo entravano ed uscivano e nessuno ci parlò o ci prestò attenzione.
L'AKC mi aveva detto che in genere si assume un avvocato per casi come questo, ma io pensavo di difendermi da solo. Inoltre, (con le scuse a qualsiasi avvocato che leggerà questo) i soldi che risparmiavo mi avrebbero permesso un bel viaggio in Europa più tardi. O una macchina nuova. Un giorno o l'altro (forse).
Poi entrarono molte persone nella sala d'attesa, tutte nello stesso momento. Una mezza dozzina o più di signori ben vestiti e dall’aria distinta, che potevano avere cinquanta o sessant’anni, ovviamente avvocati, probabilmente membri della giuria, ed alcuni ufficiali dell'AKC. Eva Seeley era con loro ed io riconobbi il sig. Tiffin di Boston, l'avvocato di Seeley. Presidente del Great Dane Club Of America e precedente ufficiale dell'AKC, era ben conosciuto e stringeva le mani di tutti. Per la verità, tutti ridevano, si salutavano stringendosi la mano, si davano pacche sulle spalle come vecchi amici ritrovati o membri di una confraternita. Seeley era nel bel mezzo delle festività, trattata come in una riunione di famiglia e lei era una della famiglia!
Jim Lynn mi guardò e alzò le spalle, con un'espressione che diceva "non si può sempre vincere". Mi sentii male. Se mai avevo visto un mazzo di carte truccato, eccolo, era quello. Mi venne in mente che forse avevo perso il caso ancor prima di cominciare.
Comunque, il consiglio di giudizio si rivelò cortese e, di lì a poco, equo. Seeley presentò il suo caso per prima. Portò John Hofft come testimone e costui disse molte bugie su di me. Questo davvero mi ferì, poiché una volta era mio cliente e gli avevo fatto molti favori durante il corso degli anni. Non potevo credere a ciò che sentivo. Ma dato che continuava a muovermi rimproveri, cominciai a comprendere che era talmente cattivo e bugiardo che probabilmente avrebbe danneggiato più loro che me.
Quando arrivò il mio turno, credo che riuscii a screditarlo completamente. Citai alcuni suoi gravi difetti di carattere, che conoscevo, e presentai le lettere della sig.ra Irwin e la ridicola lettera di John B. Roth. Hofft, negò di averla scritta, naturalmente, ed io dissi alla giuria che la cosa era così evidente che qualsiasi esperto calligrafo - anche uno mediocre - avrebbe potuto identificare facilmente la calligrafia di Hofft. Chiesi con insistenza che si facesse questa verifica se il consiglio aveva dubbi su chi stava mentendo e chi stava dicendo la verità.
Accusai Seeley di aver corrotto John Hofft e non ci fu una vera reazione a questo, né da parte di Seeley né del suo avvocato. Cambiarono solo argomento.
Una cosa mi sorprese: Seeley ed il suo avvocato presentarono argomenti al processo che non erano inclusi nelle loro accuse iniziali! Pensai che ciò fosse illegale. Senza preavviso, introdussero Irwin's Gemo nel caso.
Non lo avevano menzionato nelle loro accuse iniziali, evidentemente perché Dave Irwin aveva rifiutato di firmare le loro dichiarazioni. Ma adesso affermarono che Gemo non era un puro Malamute perché era stato mostrato come cane eschimese nel 1934! Le loro accuse non erano supportate da alcuna prova o informazione di alcun genere o riferimento al quando, al dove o ad altro!
Questo mi colse di sorpresa. Ma poi mi balenò in mente che Gemo non era ancora nato nel 1934!! Lo dissi e poi dissi anche che non avrebbe fatto comunque differenza, perché tutti i Malamute erano "cani eschimesi" secondo la definizione dell'AKC finché non furono riconosciuti come una razza separata; cosa che non accadde fino al 1935 – almeno un anno più tardi di quando l'esposizione citata ebbe luogo!
E poi dichiarai con gran decisione che avrei potuto provare che Gemo era stato mostrato come Alaskan Malamute a Westminster K.C. in Madison Square Garden nel 1941 e di nuovo nel 1942, dopo che l'AKC aveva riconosciuto i nostri Malamute come una razza distinta e separata dall'eschimese.
Presentare un’accusa così disinvolta, senza la benché minima prova per sostenerla, era, mi spiace dirlo, il tipico comportamento di Eva Seeley. Ma non potevo immaginare che il suo "grande" avvocato di Boston facesse una cosa tanto stupida. Quando accadde, cominciai a sentirmi molto più a mio agio ad occuparmi del mio caso senza rappresentante legale.
L'altra nuova "prova" presentata senza preavviso era un'asserzione di Paul Voelker che potenzialmente danneggiava la mia difesa e tutti i proprietari di cani M'Loot (ed erano tanti). A quanto pare, dopo aver fallito cercando di intimorire Dave Irwin, Hofft era andato in Arizona dove Voelker a quel tempo viveva e aveva provato a fare la stessa cosa con lui. Non avevo alcun modo di sapere se le asserzioni di Voelker presentate come prova erano false o autentiche e lo dissi. Dissi anche che, da molti anni di corrispondenza con Voelker, avevo capito che era una persona non totalmente affidabile e anche una specie di egotista che considerava chiunque altro nella razza come un “ritardato” o un "impostore". Tutto intento ad interpretare il ruolo del maestro, con tutti gli altri come devoti discepoli. Avevo sue lettere dove chiamava i suoi migliori clienti - gli Schmitt e Jean Lane - persone stupide che rifiutavano di seguire i suoi insegnamenti e che avevano rovinato i cani che aveva venduto loro.
Dato che Voelker era ormai totalmente fuori dal giro e penso geloso di quanto fosse avanzata la razza rispetto a dove l’aveva condotta lui, era possibile che avesse deciso di ripudiare i suoi cani M'Loot per rifarsi di torti immaginari.
Possibile, dissi al processo, ma non probabile. Era facile provare che per tutti gli anni in cui si era occupato di cani, aveva presentato costantemente i suoi cani non solo come puri Malamute, ma di gran lunga i migliori Malamute sul pianeta terra! Ci voleva ben altro che le dichiarazione di Seeley e Hofft per convincermi che i documenti presentati contro i cani M'Loot avevano più validità del resto delle loro argomentazioni.
Infine arrivarono alla questione dei cani di Perry ed io pensai che questa era la parte più ardua del caso di Seeley. Proprio mentre stavo cominciando a sentirmi in una botte di ferro, il suo avvocato sbattè sul tavolo un documento del dott. Perry sui cani comprati da Milton Seeley nel 1936 - con inclusa l'asserzione "questi cani non di razza pura"!
Ammutolii. Cosa diavolo stava accadendo qui? Tutto quello che avrei potuto fare, chiaramente, era presentare la mia lettera firmata dal dott. Perry che affermava con sicurezza che i cani erano Alaskan Malamute. Chiamai Jim Lynn come testimone per raccontare la storia della nostra visita al campo del dott. Perry ed attestare la validità del mio documento.
Poi dissi alla giuria che io non sapevo spiegare la contraddittorietà dei documenti ma non sarebbe stato difficile contattare il dott. Perry e scoprire da lui chi di noi aveva presentato i veri fatti ed insistei che questo avvenisse.
A questo punto, il sig. Tiffin cominciò a parlare a bassa voce con la sig.ra Seeley e dopo un istante o due (con una certa pena, pensai) spiegò alla giuria che la sig.ra Seeley aveva di persona aggiunto a macchina le parole "questi cani non di pura razza" sopra alla firma del dott. Perry, dopo che egli ebbe firmato!
(Ti avevo detto all’inizio di questa storia che alcune delle cose accadute in quei giorni erano davvero incredibili. Non so cosa ha conservato l'AKC nei suoi registri di questo processo o quanto ciò che ha conservato sia particolareggiato. Ma se esiste ancora una trascrizione completa ed è disponibile, dimostrerà l’assoluta precisione di questo resoconto).
Non posso ricordare ogni dettaglio, ma so che al processo era saltato fuori un altro documento firmato dal dott. Perry, che includeva le parole "non di pura razza". Subito dopo la fine del dibattimento, Jim Lynn guidò dal Canada fino al Vermont per vedere se il dott. Perry poteva spiegare come fosse accaduto. Il dott. Perry era via per una battuta di caccia, ma sua nipote ricordava. "Proprio mentre stava per uscire", disse a Jim Lynn, "la sig.ra Seeley capitò qui con delle carte da fargli firmare. Lui rifiutò e lei gli disse che non era altro che una dichiarazione di aver comprato dei cani dai Seeley una volta. Lui non aveva gli occhiali, così accettò la sua parola e firmò. Poi le chiese di andarsene perché aveva fretta".
La nipote disse che avrebbe riferito l'accaduto al dott. Perry al suo ritorno. Disse che si sarebbe molto arrabbiato e che sicuramente sarebbe andato di persona all'AKC per dare la sua opinione sulla Sig.a Seeley se fosse stato necessario.
Anche se il processo era finito, le motivazioni della sentenza non sarebbero state annunciate immediatamente. Quindi spedii queste nuove informazioni all'AKC per precauzione. Sapevo che il futuro dell’intera razza era in gioco, così non avrei lasciato nulla di intentato!
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