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Intervista a Robert Zoller (5° parte)

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Messaggio  Amministratore Dom 19 Apr - 16:26

Standard della razza
Lo standard originale fu basato sui cani Kotzebue, perché fu scritto da persone che avevano cani Kotzebue. In linea di massima non era un cattivo lavoro e non mi era mai venuto in mente di cambiarlo. Contrariamente a quanto pensa qualcuno, io non avevo mai creduto che "più grande è, meglio è" per i Malamute. Tuttavia, ritenevo che 50.8 cm per 22.5 kg nelle femmine e 55.8 cm per 29.25 kg nei maschi - autorizzati dallo standard – fossero meno di quanto dovrebbe essere un Malamute. E non capivo perchè 58.5 cm per 31.5 kg nelle femmine e 63.5 cm per 38.25 kg nei maschi dovessero essere il limite massimo della nostra razza. Ma stavamo mostrando i nostri cani più grossi in base a quello standard e con risultati discreti. Solo una volta un giudice penalizzò un nostro cane perché superava la taglia scritta nello standard e riuscii a sopravvivere.
Fu Eva Seeley che volle cambiare lo standard. Era venuta a Washington, D.C. All'inizio del 1953 per mostrare uno dei suoi cani alla National Capitol Show. Ci fu una grande partecipazione per quel tempo, c'erano cani provenienti da molte aree diverse del paese. Il suo cane non andò poi così bene, mentre il nostro Geronimo, di taglia grande, fece il migliore di razza.
Questo non le piacque. Così, dopo i giudizi fece una riunione con tutti i proprietari dei Malamute presenti ed annunciò che durante la strada di ritorno verso casa si sarebbe fermata all'AKC a vedere il suo buon amico "John Neff" ed avrebbe fatto "esplicitare" il nostro standard per squalificare ogni Malamute che superasse la taglia autorizzata! Disse che l'intenzione originale nello standard era di squalificare; loro (i giudici) semplicemente trascuravano di applicarla con chiarezza.
Questo annuncio creò agitazione, come puoi immaginare. Quasi ogni cane superava 63.5 cm di altezza per 38 Kg di peso e quasi ogni cagna superava 58.5 cm di altezza per 31.5 di peso. Noi eravamo tutti abbastanza ingenui nei confronti dell'AKC: basandoci sulla dichiarata amicizia della Sig.a Seeley col "buon amico John Neff", che conoscevamo essere la persona che faceva funzionare l’AKC, cominciammo a pensare che forse sarebbe riuscita nel suo intento.
Non sentimmo dire più nulla al riguardo, fino all’ottobre di quell'anno, alla grande Mostra Speciale in Rye, NY. Dopo i giudizi, la sig.ra Seeley (ora presidente) convocò una riunione ufficiale e la prima cosa che fece fu presentarci il vicepresidente esecutivo dell'AKC - "il suo buon amico, John Neff"!
Fummo totalmente presi di sorpresa, e la maggior parte di noi si aspettava che costui dichiarasse cose riguardanti la squalifica che non volevamo sentire. Invece parlò brevemente, si complimentò per la nostra grande partecipazione e l'eccellenza dei nostri cani e poi partì. Fu una felice sorpresa.
Il primo punto all'ordine del giorno della riunione fu la "chiarificazione dello standard." Delta Wilson fece una mozione (ovviamente già pronta) per eleggere Eva Seeley come presidente (in quei giorni non avevamo presidenti) di un comitato di revisione dello standard e per darle facoltà di nominare i propri collaboratori! Fortunatamente, avevamo i voti per mettere fine a cose del genere. Io feci un breve discorso sulla democrazia e su mia mozione votammo per eleggere un comitato rappresentativo dell’associazione nel suo insieme.
Quindi, con correttezza e attenzione per tutti i punti di vista, votammo la sig.ra Seeley per un posto nel comitato. Anche Bill Dawson, Ralph Schmitt, Jean Lane ed io fummo eletti.
Tirarci indietro di nuovo tentando di accontentare Eva Seeley, cosa che avevamo già fatto in tante occasioni, si rivelò una pessima idea. Lei era decisa fino alla morte a riguadagnare il controllo della razza, squalificando più concorrenti possibili, e non avrebbe ceduto di un passo. La disputa durò due anni. Dawson, Schmitt ed io fummo d'accordo su quello che ci sembrava essere uno standard corretto, equo e rappresentativo. Jean Lane, per ragioni che conosceva solo lei, non svolse il suo ruolo e non offrì il benché minimo contributo. La sig.ra Seeley insistette sulla taglia dello standard originale con la squalifica automatica per i cani sopra la taglia (ma non per quelli al di sotto). Avrebbe voluto aggiungere squalifiche per ulteriori cinque aspetti!
Due anni più tardi, non eravamo arrivati da nessuna parte, il meglio che potemmo fare fu dare la scelta ai soci: 107 membri votarono - 73 per la versione Zoller-Dawson-Schmitt (ricordo che Jean Lane non votò neppure), 9 per la versione Seeley e 25 per non fare cambiamenti.
L'AKC aggiunse i 25 ai 9 e disse che questa era un’"opposizione significativa". Ci dissero che non avremmo potuto cambiare nulla senza un'opinione “più unanime".
Quindi il comitato fu sciolto nell'ottobre del 1956, dopo 2 anni e ½ di duro lavoro, ed io decisi di non sprecare più altro tempo sulla questione della revisione dello standard. Che lo facesse qualcun altro, tanto per cambiare. Nel settembre del 1957, Martha Gormley, allora presidente, nominò un nuovo comitato per lo standard composto da Bill Dawson, Dorothy Dillingham e Hal Pearson. Pensai che questo fosse un comitato equo, che rappresentava i tre punti di vista dei nostri membri - anche se non in proporzione al numero dei membri di ogni gruppo (del resto non doveva esserlo per forza: chiunque sano di mente sa che la maggioranza non ha sempre ragione). In ogni caso, a Pearson piacevano i grandi cani Husky-Pak, Dillingham era un fan dei Kotzebue e di Seeley, e Dawson, il cui Bear misurava 63.5 cm per 38 kg e spesso perdeva contro Cherokee di taglia grossa, era sistemato nel bel mezzo.
La taglia fu realmente il maggiore osso della contesa dall'inizio alla fine. Il nuovo comitato giunse in ultimo ad un compromesso intelligente: invece di definire un intervallo di variazione di taglia, si accordò nel dichiarare che "le taglie desiderabili" sono 63.5/38 e 58.5/33.5, maschi e femmine. In altri termini, l’emendamento era molto simile al contenuto del precedente rapporto scritto dalla maggioranza. Ricordo di avere scritto molte delle parole che ancora contiene: " c'è una naturale estensione di taglia in questa razza" e anche "considerazioni sulla taglia non dovrebbero essere anteposte al tipo, alle proporzioni e agli attributi funzionali... ". Ricordo che scrissi l'ultimo paragrafo: "è importante - nel giudicare gli Alaskan Malamute, che la loro funzione come cani da slitta per carichi pesanti venga tenuta in considerazione sopra tutto il resto..." e le parole che seguono quella asserzione.
Non c'era nessuna squalifica per la taglia nella raccomandazione del comitato, così, chiaramente, Eva Seeley denunciò il documento e votò no. Ma i membri lo approvarono nel novembre del 1959 e l'AKC diede allo stesso la sua benedizione nell'aprile del 1960, quasi sette anni dopo che il nostro primo comitato era stato eletto e aveva cominciato il suo lavoro.
Questo è ciò che accadde, ecco perché quando adesso sento che qualcuno suggerisce una "revisione dello standard" per specificare se i Malamute rossi, o altro, siano accettabili ecc., penso che dovrebbe essere incatenato ad un lastrone di ghiaccio alla deriva nel mare di Bering. Naturalmente, lo standard non è perfetto; è un compromesso. Ma è uno standard con il quale possiamo convivere tutti.
Io potrei scrivere uno standard migliore di quello che abbiamo. E così potrebbe fare Penny Devaney, la cui conoscenza della nostra razza rispetto. Ma so quanto sia difficile trovare un'approvazione "quasi unanime" da parte di circa 800 membri, la maggioranza dei quali vorrebbe uno standard che descriva i propri cani. Penso anche che non ci sia bisogno di uno standard più dettagliato di come è oggi. Non c’è bisogno di giudici che entrino nei ring con una bilancia e un metro avvolgibile. Non c’è bisogno di uno standard con così tante parole che la maggior parte dei giudici non leggerebbe o che quelli che leggono non ricorderebbero!
Prima di lasciare questo problema della taglia, alcune parole finali: nonostante ciò che dice il nostro standard, io non sono affatto convinto che 38 kg nei maschi e 33.5 kg nelle femmine sia la taglia ideale per carichi pesanti. Questa asserzione fu un compromesso, il meglio che potevamo fare e molto meglio di come era a quel tempo. Ma io ho sempre pensato che il Malamute "originale" fosse un grosso cane, anche dopo molte generazioni di sopravvivenza in un ambiente aspro. Penso che le vecchie foto lo dimostrino. Negli anni cinquanta, vicino a Lake Placid, NY, vidi dei Malamute come Dio comanda e di buona tipologia, portati dall'artico da Jacques Suzanne, che erano più grandi di qualsiasi altro Malamute che ho visto prima e dopo di allora.
Mi hanno raccontato in varie circostanze che chiunque avesse lavorato con i cani da slitta aveva trovato i cani più grandi "molto meno efficienti" di quelli più piccoli. Alcuni mi hanno anche detto che qualunque cane sopra i 36 kg era goffo e più portato a collassare e abbandonare la corsa. Non essendo un conducente di slitta, non potevo ribattere. Ma adesso la sciocchezza di quell'opinione è stata svelata da Will Steger e dai suoi compagni coraggiosi, che hanno attraversato tutta l'Antartide in quella che deve essere definita come la più grande dimostrazione di resistenza di uomini e cani sulla terra. Loro portarono a termine quest’impresa con squadre di cani di 45 kg e la loro prestazione fu magnifica!
Susan Butcher ed i suoi cani più piccoli dell'Iditarod meritano molta ammirazione. Ma bisogna ricordare che l'Iditarod è una corsa, non un traino di carichi pesanti. Per Malamute non si intende un cane da slitta per la corsa... Il Malamute è un "cane da slitta per carichi pesanti". C'è qualcuno che non è d'accordo? E' scritto nel nostro standard.
Ed ora - di nuovo - permettimi di essere perfettamente chiaro: non ho detto "più grande è, meglio è". Ed in nessun modo sto suggerendo di riscrivere lo standard per adattarlo alle mie opinioni.
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Utente Wheel Dog

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