Intervista a Robert Zoller (4° parte)
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Intervista a Robert Zoller (4° parte)
Toro ripudiato
Malgrado tutto, fui davvero sorpreso quando ripudiò Toro Of Bras Coupé, probabilmente il miglior Kotzebue di tutti i tempi. Il marito di Eva, Milton Seeley, era morto e sembra che a metà o verso la fine degli anni ‘40 lei si sia ammalata piuttosto seriamente. Incapace di gestire da sola i cani, vendette il suo canile ad un uomo chiamato Dick Moulton, che viveva lì vicino. Dick produsse due cucciolate dagli stessi genitori e vendette entrambe le cucciolate in Canada ad un centro di villeggiatura invernale chiamato Bras Coupé. Dopo un paio di anni il centro decise di rivendere i cani. I cani furono proposti a me e ad altre persone appassionate di Malamute – pare che io sia stato uno dei primi. Toro era uno di questi cani ed immediatamente mi colpì; mi sarebbe piaciuto molto averlo. Ma noi avevamo appena iniziato, già avevamo quattro cani e nei nostri piani questo doveva restare soltanto un piccolo hobby. Toro mi tentò realmente, ma Laura disse no.
Così Earl e Natalie Norris comprarono Toro e alcuni degli altri cani. Quando Toro iniziò a partecipale alle esposizioni e a vincere, io chiesi alla sig.ra Seeley come mai se l’era lasciato scappare. Le si rizzarono letteralmente i capelli. "Quelle due cucciolate sono state un errore", mi disse. "Quei due cani non avrebbero mai dovuto accoppiarsi! La prossima settimana andrò all'AKC e farò revocare tutte quelle registrazioni!"
Non furono revocate. Ma non perché non ci provò. So che ci provò perché dopo, alla causa "Seeley vs. Zoller", io citai le sue azioni contro Toro e gli altri cani della cucciolata per evidenziare cosa era disposta a fare per screditare ogni Malamute che non fosse sotto il suo controllo o di sua proprietà. Per due volte al processo usai questo argomento come prova (sia nei pro-memoria della mia difesa che in persona) e mai fu negato da Eva Seeley o dal suo avvocato.
Che fosse disposta a ripudiare Toro era sorprendente, ma a mio parere era ancora più sorprendente che potesse credere davvero che l'AKC avrebbe revocato le registrazioni solo perché era lei a dirlo. Ma di nuovo, era un altro esempio di quel "Seeley è Seeley".
Più tardi, chiaramente, pretese pieno credito per Toro. Quando usai Toro come stallone per Takoma, i Norris mi dissero di inviarlo, dopo la monta, alla sig.ra Seeley che voleva usarlo anche lei per una monta con una sua cagna (sorpresa, sorpresa). Un poco più tardi, mentre Toro era ancora all'allevamento Chinook, partecipai all'atteso meeting annuale e Mostra Speciale di Framingham, MA. Dato che non avevo portato nessun cane mio, la sig.ra Seeley mi chiese di presentare Toro alla Mostra Speciale. Toro fu presentato in classe libera maschi e Seeley morì dalla voglia che Toro vincesse su Ch. Mulpus Brook's Master Otter, M'Loot di proprietà di Jean Lane. Bene, Toro vinse ed io penso che per circa dieci minuti di quel giorno di giugno nel lontano 1952 Seeley abbia davvero avuto simpatia per me!
Non durò molto. Un anno più tardi, all'assemblea annuale del 1953 in Winchester, MA., il presidente dell'AMCA, Paul Pelletier mi salutò con un attacco verbale così violento da stordirmi, e Bill e Lois Dawson che erano vicini non potevano credere a ciò che stavano sentendo. Dopo tutti questi anni, non ricordo cosa disse lui o cosa risposi io. So però che lui ed io non avevamo praticamente mai avuto contatti prima. Non sapeva nulla di me per esperienza personale, così evidentemente qualcuno aveva tentato una vera e propria stroncatura nei miei confronti tra i membri del New England. Non mi era difficile intuire chi fosse.
Alaskan Malamute Club Of America
Fino al 1952 il Club era molto piccolo, un'organizzazione chiusa (soltanto Kotzebue) composta solamente da membri del New England e dominata da Eva Seeley. Queste persone non erano molto attive, né come allevatori né come espositori. Erano soprattutto un gruppo di amici con un interesse comune, cioè trovarsi insieme ad un'esposizione o a casa di qualcuno alcune volte all'anno per discorrere di cani e socializzare. Io non lo sapevo a quel tempo, ma il club non era affiliato ufficialmente o riconosciuto dall'American Kennel Club.
Ma con i Malamute cresciuti improvvisamente in popolarità ed un numero piuttosto concreto di cani mostrati in altre parti del paese, il gruppo del New England valutò che era meglio affrettarsi per farsi riconoscere come Club di Razza ufficiale prima che qualcun altro lo anticipasse. Così immagino abbiano presentato una petizione o quanto meno una richiesta all'AKC e a quanto pare furono invitati a crescere un poco e a trovare altri membri fuori dal proprio quartiere. O, in altre parole, ad avere un po’ di più l’aspetto di Club di Razza rappresentativo.
Questo sembra logico, considerato che all'improvviso mi fu permesso di aderire al loro gruppo! (Io, il tizio con i cani eschimesi laggiù nel Maryland!)
Presero anche un altro estraneo, Jean Lane. Lei viveva in New England ma possedeva un cane "di fuori", Master Otter.
Così pagai le mie quote e nei mesi successivi cominciai a chiedermi perché. Tutto ciò che mi arrivava erano cartoline occasionali che annunciavano una riunione a casa di qualcuno in New England. Alcuni di questi avvisi mi arrivarono qualche giorno dopo che la riunione era stata tenuta! Altri prima della data di riunione ma raramente abbastanza in anticipo per fare in modo che potessi andarci. E nessuno di questi avvisi incluse mai una ragione per fare tanta strada in macchina.
Leggendo i risultati espositivi nella gazzetta dell'AKC, venni a conoscenza che c'era molta più attività di Malamute in altre parti del paese. Specialmente nell'area di Milwaukee. Approfittando di un viaggio di lavoro da quelle parti, feci visita a Ralph e Marcheta Schmitt, dell'allevamento Silver Sled, il più grande allevamento di Malamute del paese. Loro avevano sentito parlare di me e mi diedero il benvenuto ed immediatamente cominciarono a fare telefonate. In un paio d'ore avevano raggruppato più di venti membri del loro Club di Alaskan Malamute, tutte persone che abitavano ragionevolmente vicino. Sapevano anche di altri proprietari interessati di Chicago e in altre parti degli stati medio-occidentali. Altre persone in California stavano diventando attive.
Intuimmo velocemente che se il mio gruppo ed il loro gruppo si fossero uniti in un'unica forza, avremmo potuto raggiungere un numero di cinquanta o sessanta membri in poche settimane.
Gli Schmitts proposero di fare la petizione all'AKC per il riconoscimento come Club di Razza Nazionale ed Ufficiale - e lasciare le persone del New England fuori al freddo. Ma io sentivo che l’AKC avrebbe visto con maggior simpatia un nostro tentativo di attivare un’associazione veramente nazionale, che includesse anche i proprietari del New England. Sostenni anche che sarebbe stato meglio per tutti ottenere, se possibile, una cessazione delle ostilità.
Non era una cosa scontata. Gli Schmitts non amavano la sig.ra Seeley. Ma furono d'accordo, di malavoglia, a darmi un'opportunità per vedere cosa avrei potuto fare. Avrei presenziato alla successiva riunione in New England per spiegare alla gente laggiù la nuova realtà dei fatti. Stava a loro: "o aprire il Club a tutti coloro che volevano diventarne membri, oppure avremmo avviato il nostro Club di Razza Nazionale senza di loro". La loro risposta avrebbe determinato le nostre azioni future.
Alcune settimane più tardi andai all'assemblea annuale del 1952 a Farmington, MA. Era lo stesso giorno e luogo in cui avevo presentato Toro alla Mostra Speciale ottenendo la vittoria su Master Otter. Tenemmo la riunione in una tenda nel campo della mostra. Erano presenti soltanto nove o dieci membri, inclusi Jean Lane ed io. Fui sorpreso nell'apprendere che gli appartenenti al Club erano solo una dozzina; o sedici o diciassette, se venivano conteggiati anche i membri che non pagavano la quota da uno o due anni.
Citai la riunione al Club di Milwaukee - incluso il conto dei cani riprodotti e dei cani esposti in altre parti del paese. Dopo qualche discussione furono d'accordo ma non molto entusiasticamente (come puoi immaginare) con la mia proposta di aprire il Club a qualsiasi proprietario di Malamute che voleva associarsi, a meno che non ci fosse una ragione legittima per non accettarlo.
Jean Lane, sentendosi evidentemente ancora un’”outsider”, non ebbe un gran che da dire in questa riunione. La sig.ra Seeley, invece, non fu affatto contenta della proposta di espandersi e, per amore di forma, se ne uscì fuori con una grande idea: avremmo avuto due classi di soci - i nuovi sarebbero stati "membri ausiliari" e solamente i "soci originari" avrebbero potuto votare! Penso sia stato un po' troppo, anche per gli altri " soci originari ". La sua mozione non passò: nessuno l'appoggiò e non fu mai votata.
In questa riunione, sottolineai anche che avremmo dovuto dare ai nostri membri qualcosa in cambio delle loro quote. Un'appartenenza su scala nazionale, in qualsiasi momento si fosse realizzata, richiedeva maggiori servizi che sporadiche cartoline per occasionali ritrovi in qualche posto del New England. Ciò che i proprietari dei Malamute volevano erano informazioni. La comunicazione era il requisito fondamentale.
Mi offrii volontario per scrivere, produrre ed inviare un mensile ufficiale d'informazione a tutti i membri. Dopo molte discussioni - e apprensioni - dissero che andava bene. Ma fecero capire chiaramente che l’avrebbero abolito se avessi scritto cose a loro sgradite.
Penso che il nostro giornale d'informazione sia stato pubblicato ogni mese da quando scrissi ed impostai il primo numero nell'agosto del 1952. Gli associati aumentarono rapidamente quando gli Schmitts ed io ed alcuni altri contattammo i nostri clienti e li facemmo iscrivere. In poco tempo ci fu una nuova maggioranza che stimolò la crescita ed il progresso dell’associazione e piantò il seme da cui si è sviluppato un Club di Razza Nazionale democratico. Oggi abbiamo quasi 900 membri, incluso un buon numero fuori dagli Stati Uniti. Sebbene la crescita non sia tutto, stiamo molto meglio di quando avevamo dodici o sedici membri all’inizio del 1952.
I membri di oggi dovrebbero conoscere i fatti della democratizzazione del nostro Club. All'assemblea generale annuale del 1953 in Winchester, MA., la nuova maggioranza aveva guadagnato il controllo completo ed io voglio sottolineare che esercitammo il controllo in modo assolutamente responsabile. Eleggemmo un numero più che proporzionale di membri del New England - inclusa Eva Seeley - al nostro esecutivo. Ed inoltre la nostra maggioranza in commissione - io ero uno di coloro che votò così - elesse Eva Seeley come nostro presidente!
Ci sforzammo di essere più che equi perché sentivamo che facendo così, potevamo convincere la sig.ra Seeley ed i suoi seguaci che lavorare insieme sarebbe stata la cosa migliore per avvantaggiare la nostra razza ed il Club. Davvero non servì. Nulla migliorò in modo sensibile.
L'assemblea generale annuale del 1954, per qualche stupida ragione (come il credere che se avessimo continuato con la cordialità e la cooperazione probabilmente ci sarebbero stati dei ritorni) fu di nuovo autorizzata nel cuore del New England – per la precisione a Wonalancet, N.H., solo ad un paio di miglia dalla casa di Seeley. Il posto, naturalmente, non poteva essere più remoto e scomodo per la grande maggioranza dei nostri membri.
Questa riunione, comunque, fu un importante passo avanti, in quanto Eva Seeley non fu rieletta a nessuna carica. E questa non fu opera mia: si era inimicata troppi membri all’esterno del suo gruppo. Non fu di utilità per nessuno quando ingaggiò un influente avvocato di Boston e lo portò alla nostra riunione per assicurarsi che il resto di noi non combinasse trucchetti illegali!
(Il nome dell'avvocato era Kenneth Tiffin. Era stato un ufficiale dell'American Kennel Club ed in quel periodo credo che fosse il presidente del Great Dane Club Of America. Dirò di più sul sig. Tiffin dopo).
All'assemblea generale annuale del 1954, io fui rieletto direttore ed eletto presidente. Continuammo ad essere equi; eleggemmo Nelson Butler del gruppo del New England al nostro consiglio d'amministrazione e nominammo il dott. Lombard come nostro delegato all'AKC. Decidemmo anche di incorporare lo stato del New Hampshire, come ulteriore dimostrazione di buona volontà verso Seeley ed i nostri membri del New England. Poco dopo diventavamo l'Alaskan Malamute Club of America, inc.
Per amore di precisione, è necessario sottolineare che la sig.ra Seeley non fu il fondatore del nostro Club. Non ricordo con esattezza quando ottenemmo il riconoscimento ufficiale dall'AKC come Club genitore della nostra razza - probabilmente fu nel 1953 - ma so per certo che avvenne dopo che eravamo diventati un'organizzazione nazionale e veramente rappresentativa (malgrado le obiezioni vigorose di Eva Seeley), in accordo con quanto richiesto dall'American Kennel Club. Dal mio punto di vista, probabilmente non fu prima dell'assemblea annuale del 1954 che diventammo e cominciammo ad agire davvero come un club di razza nazionale.
Malgrado tutto, fui davvero sorpreso quando ripudiò Toro Of Bras Coupé, probabilmente il miglior Kotzebue di tutti i tempi. Il marito di Eva, Milton Seeley, era morto e sembra che a metà o verso la fine degli anni ‘40 lei si sia ammalata piuttosto seriamente. Incapace di gestire da sola i cani, vendette il suo canile ad un uomo chiamato Dick Moulton, che viveva lì vicino. Dick produsse due cucciolate dagli stessi genitori e vendette entrambe le cucciolate in Canada ad un centro di villeggiatura invernale chiamato Bras Coupé. Dopo un paio di anni il centro decise di rivendere i cani. I cani furono proposti a me e ad altre persone appassionate di Malamute – pare che io sia stato uno dei primi. Toro era uno di questi cani ed immediatamente mi colpì; mi sarebbe piaciuto molto averlo. Ma noi avevamo appena iniziato, già avevamo quattro cani e nei nostri piani questo doveva restare soltanto un piccolo hobby. Toro mi tentò realmente, ma Laura disse no.
Così Earl e Natalie Norris comprarono Toro e alcuni degli altri cani. Quando Toro iniziò a partecipale alle esposizioni e a vincere, io chiesi alla sig.ra Seeley come mai se l’era lasciato scappare. Le si rizzarono letteralmente i capelli. "Quelle due cucciolate sono state un errore", mi disse. "Quei due cani non avrebbero mai dovuto accoppiarsi! La prossima settimana andrò all'AKC e farò revocare tutte quelle registrazioni!"
Non furono revocate. Ma non perché non ci provò. So che ci provò perché dopo, alla causa "Seeley vs. Zoller", io citai le sue azioni contro Toro e gli altri cani della cucciolata per evidenziare cosa era disposta a fare per screditare ogni Malamute che non fosse sotto il suo controllo o di sua proprietà. Per due volte al processo usai questo argomento come prova (sia nei pro-memoria della mia difesa che in persona) e mai fu negato da Eva Seeley o dal suo avvocato.
Che fosse disposta a ripudiare Toro era sorprendente, ma a mio parere era ancora più sorprendente che potesse credere davvero che l'AKC avrebbe revocato le registrazioni solo perché era lei a dirlo. Ma di nuovo, era un altro esempio di quel "Seeley è Seeley".
Più tardi, chiaramente, pretese pieno credito per Toro. Quando usai Toro come stallone per Takoma, i Norris mi dissero di inviarlo, dopo la monta, alla sig.ra Seeley che voleva usarlo anche lei per una monta con una sua cagna (sorpresa, sorpresa). Un poco più tardi, mentre Toro era ancora all'allevamento Chinook, partecipai all'atteso meeting annuale e Mostra Speciale di Framingham, MA. Dato che non avevo portato nessun cane mio, la sig.ra Seeley mi chiese di presentare Toro alla Mostra Speciale. Toro fu presentato in classe libera maschi e Seeley morì dalla voglia che Toro vincesse su Ch. Mulpus Brook's Master Otter, M'Loot di proprietà di Jean Lane. Bene, Toro vinse ed io penso che per circa dieci minuti di quel giorno di giugno nel lontano 1952 Seeley abbia davvero avuto simpatia per me!
Non durò molto. Un anno più tardi, all'assemblea annuale del 1953 in Winchester, MA., il presidente dell'AMCA, Paul Pelletier mi salutò con un attacco verbale così violento da stordirmi, e Bill e Lois Dawson che erano vicini non potevano credere a ciò che stavano sentendo. Dopo tutti questi anni, non ricordo cosa disse lui o cosa risposi io. So però che lui ed io non avevamo praticamente mai avuto contatti prima. Non sapeva nulla di me per esperienza personale, così evidentemente qualcuno aveva tentato una vera e propria stroncatura nei miei confronti tra i membri del New England. Non mi era difficile intuire chi fosse.
Alaskan Malamute Club Of America
Fino al 1952 il Club era molto piccolo, un'organizzazione chiusa (soltanto Kotzebue) composta solamente da membri del New England e dominata da Eva Seeley. Queste persone non erano molto attive, né come allevatori né come espositori. Erano soprattutto un gruppo di amici con un interesse comune, cioè trovarsi insieme ad un'esposizione o a casa di qualcuno alcune volte all'anno per discorrere di cani e socializzare. Io non lo sapevo a quel tempo, ma il club non era affiliato ufficialmente o riconosciuto dall'American Kennel Club.
Ma con i Malamute cresciuti improvvisamente in popolarità ed un numero piuttosto concreto di cani mostrati in altre parti del paese, il gruppo del New England valutò che era meglio affrettarsi per farsi riconoscere come Club di Razza ufficiale prima che qualcun altro lo anticipasse. Così immagino abbiano presentato una petizione o quanto meno una richiesta all'AKC e a quanto pare furono invitati a crescere un poco e a trovare altri membri fuori dal proprio quartiere. O, in altre parole, ad avere un po’ di più l’aspetto di Club di Razza rappresentativo.
Questo sembra logico, considerato che all'improvviso mi fu permesso di aderire al loro gruppo! (Io, il tizio con i cani eschimesi laggiù nel Maryland!)
Presero anche un altro estraneo, Jean Lane. Lei viveva in New England ma possedeva un cane "di fuori", Master Otter.
Così pagai le mie quote e nei mesi successivi cominciai a chiedermi perché. Tutto ciò che mi arrivava erano cartoline occasionali che annunciavano una riunione a casa di qualcuno in New England. Alcuni di questi avvisi mi arrivarono qualche giorno dopo che la riunione era stata tenuta! Altri prima della data di riunione ma raramente abbastanza in anticipo per fare in modo che potessi andarci. E nessuno di questi avvisi incluse mai una ragione per fare tanta strada in macchina.
Leggendo i risultati espositivi nella gazzetta dell'AKC, venni a conoscenza che c'era molta più attività di Malamute in altre parti del paese. Specialmente nell'area di Milwaukee. Approfittando di un viaggio di lavoro da quelle parti, feci visita a Ralph e Marcheta Schmitt, dell'allevamento Silver Sled, il più grande allevamento di Malamute del paese. Loro avevano sentito parlare di me e mi diedero il benvenuto ed immediatamente cominciarono a fare telefonate. In un paio d'ore avevano raggruppato più di venti membri del loro Club di Alaskan Malamute, tutte persone che abitavano ragionevolmente vicino. Sapevano anche di altri proprietari interessati di Chicago e in altre parti degli stati medio-occidentali. Altre persone in California stavano diventando attive.
Intuimmo velocemente che se il mio gruppo ed il loro gruppo si fossero uniti in un'unica forza, avremmo potuto raggiungere un numero di cinquanta o sessanta membri in poche settimane.
Gli Schmitts proposero di fare la petizione all'AKC per il riconoscimento come Club di Razza Nazionale ed Ufficiale - e lasciare le persone del New England fuori al freddo. Ma io sentivo che l’AKC avrebbe visto con maggior simpatia un nostro tentativo di attivare un’associazione veramente nazionale, che includesse anche i proprietari del New England. Sostenni anche che sarebbe stato meglio per tutti ottenere, se possibile, una cessazione delle ostilità.
Non era una cosa scontata. Gli Schmitts non amavano la sig.ra Seeley. Ma furono d'accordo, di malavoglia, a darmi un'opportunità per vedere cosa avrei potuto fare. Avrei presenziato alla successiva riunione in New England per spiegare alla gente laggiù la nuova realtà dei fatti. Stava a loro: "o aprire il Club a tutti coloro che volevano diventarne membri, oppure avremmo avviato il nostro Club di Razza Nazionale senza di loro". La loro risposta avrebbe determinato le nostre azioni future.
Alcune settimane più tardi andai all'assemblea annuale del 1952 a Farmington, MA. Era lo stesso giorno e luogo in cui avevo presentato Toro alla Mostra Speciale ottenendo la vittoria su Master Otter. Tenemmo la riunione in una tenda nel campo della mostra. Erano presenti soltanto nove o dieci membri, inclusi Jean Lane ed io. Fui sorpreso nell'apprendere che gli appartenenti al Club erano solo una dozzina; o sedici o diciassette, se venivano conteggiati anche i membri che non pagavano la quota da uno o due anni.
Citai la riunione al Club di Milwaukee - incluso il conto dei cani riprodotti e dei cani esposti in altre parti del paese. Dopo qualche discussione furono d'accordo ma non molto entusiasticamente (come puoi immaginare) con la mia proposta di aprire il Club a qualsiasi proprietario di Malamute che voleva associarsi, a meno che non ci fosse una ragione legittima per non accettarlo.
Jean Lane, sentendosi evidentemente ancora un’”outsider”, non ebbe un gran che da dire in questa riunione. La sig.ra Seeley, invece, non fu affatto contenta della proposta di espandersi e, per amore di forma, se ne uscì fuori con una grande idea: avremmo avuto due classi di soci - i nuovi sarebbero stati "membri ausiliari" e solamente i "soci originari" avrebbero potuto votare! Penso sia stato un po' troppo, anche per gli altri " soci originari ". La sua mozione non passò: nessuno l'appoggiò e non fu mai votata.
In questa riunione, sottolineai anche che avremmo dovuto dare ai nostri membri qualcosa in cambio delle loro quote. Un'appartenenza su scala nazionale, in qualsiasi momento si fosse realizzata, richiedeva maggiori servizi che sporadiche cartoline per occasionali ritrovi in qualche posto del New England. Ciò che i proprietari dei Malamute volevano erano informazioni. La comunicazione era il requisito fondamentale.
Mi offrii volontario per scrivere, produrre ed inviare un mensile ufficiale d'informazione a tutti i membri. Dopo molte discussioni - e apprensioni - dissero che andava bene. Ma fecero capire chiaramente che l’avrebbero abolito se avessi scritto cose a loro sgradite.
Penso che il nostro giornale d'informazione sia stato pubblicato ogni mese da quando scrissi ed impostai il primo numero nell'agosto del 1952. Gli associati aumentarono rapidamente quando gli Schmitts ed io ed alcuni altri contattammo i nostri clienti e li facemmo iscrivere. In poco tempo ci fu una nuova maggioranza che stimolò la crescita ed il progresso dell’associazione e piantò il seme da cui si è sviluppato un Club di Razza Nazionale democratico. Oggi abbiamo quasi 900 membri, incluso un buon numero fuori dagli Stati Uniti. Sebbene la crescita non sia tutto, stiamo molto meglio di quando avevamo dodici o sedici membri all’inizio del 1952.
I membri di oggi dovrebbero conoscere i fatti della democratizzazione del nostro Club. All'assemblea generale annuale del 1953 in Winchester, MA., la nuova maggioranza aveva guadagnato il controllo completo ed io voglio sottolineare che esercitammo il controllo in modo assolutamente responsabile. Eleggemmo un numero più che proporzionale di membri del New England - inclusa Eva Seeley - al nostro esecutivo. Ed inoltre la nostra maggioranza in commissione - io ero uno di coloro che votò così - elesse Eva Seeley come nostro presidente!
Ci sforzammo di essere più che equi perché sentivamo che facendo così, potevamo convincere la sig.ra Seeley ed i suoi seguaci che lavorare insieme sarebbe stata la cosa migliore per avvantaggiare la nostra razza ed il Club. Davvero non servì. Nulla migliorò in modo sensibile.
L'assemblea generale annuale del 1954, per qualche stupida ragione (come il credere che se avessimo continuato con la cordialità e la cooperazione probabilmente ci sarebbero stati dei ritorni) fu di nuovo autorizzata nel cuore del New England – per la precisione a Wonalancet, N.H., solo ad un paio di miglia dalla casa di Seeley. Il posto, naturalmente, non poteva essere più remoto e scomodo per la grande maggioranza dei nostri membri.
Questa riunione, comunque, fu un importante passo avanti, in quanto Eva Seeley non fu rieletta a nessuna carica. E questa non fu opera mia: si era inimicata troppi membri all’esterno del suo gruppo. Non fu di utilità per nessuno quando ingaggiò un influente avvocato di Boston e lo portò alla nostra riunione per assicurarsi che il resto di noi non combinasse trucchetti illegali!
(Il nome dell'avvocato era Kenneth Tiffin. Era stato un ufficiale dell'American Kennel Club ed in quel periodo credo che fosse il presidente del Great Dane Club Of America. Dirò di più sul sig. Tiffin dopo).
All'assemblea generale annuale del 1954, io fui rieletto direttore ed eletto presidente. Continuammo ad essere equi; eleggemmo Nelson Butler del gruppo del New England al nostro consiglio d'amministrazione e nominammo il dott. Lombard come nostro delegato all'AKC. Decidemmo anche di incorporare lo stato del New Hampshire, come ulteriore dimostrazione di buona volontà verso Seeley ed i nostri membri del New England. Poco dopo diventavamo l'Alaskan Malamute Club of America, inc.
Per amore di precisione, è necessario sottolineare che la sig.ra Seeley non fu il fondatore del nostro Club. Non ricordo con esattezza quando ottenemmo il riconoscimento ufficiale dall'AKC come Club genitore della nostra razza - probabilmente fu nel 1953 - ma so per certo che avvenne dopo che eravamo diventati un'organizzazione nazionale e veramente rappresentativa (malgrado le obiezioni vigorose di Eva Seeley), in accordo con quanto richiesto dall'American Kennel Club. Dal mio punto di vista, probabilmente non fu prima dell'assemblea annuale del 1954 che diventammo e cominciammo ad agire davvero come un club di razza nazionale.
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